IL PUNTO di Luca Meacci
Il punto
di Luca Meacci
Natale, tempo di attesa, di speranza, di casa e famiglia. L’Avvento è il tempo dell’attesa. Ma cosa e chi attendiamo? Dalla risposta dipende
la nostra fede e la nostra speranza. E in chiusura del Giubileo della Speranza, in base alla risposta che diamo, prende senso tutto il cammino giubilare.
Ma noi sappiamo attendere? Siamo capaci di entusiasmarci, come bambini, che corrono sotto l’albero di Natale perché hanno atteso i regali? Forse ci siamo assuefatti anche alle sorprese. muove la speranza. Un atleta che desidera attende un risultato migliore, si allenerà con maggiore costanza, saprà perfezionare la tecnica, accetterà sacrifici in più, pur di arrivare al successo.
Senza giochi di parole, proviamo invece a rispondere su chi attendiamo. Davvero aspettiamo il Figlio di Dio che rinnova la sua presenza in mezzo a noi e ci chiede di essere accolto nella nostra vita?
Corriamo il rischio di celebrare il Natale senza il suo protagonista. Presi dai mille impegni, dalle scadenze incombenti, semmai preoccupati dai numeri delle
affiliazioni o dai risultati della propria squadra di calcio, non ci accorgiamo di
cosa sta avvenendo. Che non ci accada di comportarci come ai tempi di Noè, come nel Vangelo della prima domenica di Avvento: nonostante l’avviso dell’imminente inondazione, tutti continuarono a fare la vita di sempre.
Qualcuno magari avrà pure deriso Noè per aver costruito la grande arca. San
Paolo ci direbbe, ancora una volta: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno.
Lasciamoci incontrare da Gesù, lasciamolo entrare nella nostra vita. Nel Csi
mettiamo da parte preoccupazioni, tensioni, divisioni; fermiamoci e apriamo cuore e mente e lasciamo che il Figlio di Dio dimori in noi, nei nostri Comitati, nelle nostre società sportive. Vedrete quante cose cambieranno in meglio.
Celebrare il Natale è questo, altrimenti rischiamo di sbagliare di grosso. Inoltre
vorrei invitarvi a vivere il Natale dando attenzione a un particolare: Gesù nasce a Betlemme, letteralmente “casa del pane”; il Bambino viene adagiato in una
mangiatoia. Non solo, la tradizione colloca quella particolare famiglia in una
capanna. I pastori del presepe portano pane, acqua, vino; le donne portano panieri di uova, lenzuolini puliti; altri suonano dolci melodie... Sono immagini, è vero, ma evocano una dimensiona familiare, di casa. Il Natale è casa, è famiglia. Cari amici del Csi, il Natale sia l’occasione per sentirci casa, famiglia.